Alla conquista del Castello dell'Imperatore: i monumenti a cosa servono?

Abbiamo aspettato un po' a fare questo post. Così come è da un po' che il blog è fermo. Noi comunque non ci siamo certo fermati. Il tempo che è passato ha dato però nuovi ed inaspettati significati ai nostri cinque stendardi, srotolati in un ventoso sabato autunnale.
Il nostro intervento si chiama Traduzione della tradizione. L’idea era quella di scuoter i cittadini, spingendoli a riscoprir il Castello dell'Imperatore, il monumento simbolo della città di Prato. Nel progetto originale i cinque stendardi dovevano esser esposti sulle mura esterne per sette giorni. Poi per ragioni di tutela del Castello, siamo dovuti intervenir all' interno delle mura.

Vedendo i nostri stendardi a qualcuno saranno venute in mente le recenti occupazioni dei monumenti fatte dagli studenti di tutta Italia per protestare contro i tagli alla cultura. Il Colosseo, La Mole Antoneliana, la Torre di Pisa sono diventate purtroppo solo immagini feticcio conservate nelle reflex dei turisti. Per gli Italiani fanno ormai parte di una fantomatica memoria collettiva, che nessuno sa se esiste e se valga la pena conservare. Le fotografie di questi monumenti-icona del Bel Paese, coperti da fumogeni e da qualche striscione hanno fatto il giro del mondo, ma purtroppo non sono servite a svegliare una società che ha accettato, in maniera graduale e senza grosse proteste, che la cultura venisse relegata come l'ultimo impegno dello Stato.

Se confrontate queste immagini con quello che abbiamo fatto, potrebbe sembrarvi quasi la stessa cosa. Quasi. Anche noi condividiamo lo stesso disagio per l'anomalia italiana, ma abbiamo una strategia diversa. Vorremmo infatti che le persone capissero, provandolo, che tutelare la cultura serve a vivere meglio e che per prendersi cura del nostro paese non c'è bisogno di aver fatto l'università.

I monumenti sono muti e della Storia ci raccontano ben poco, se non ci prendiamo la briga di interrogarli. Quello che però interessa al normale cittadino è la sua microstoria che spesso si confonde in mezzo a quelle di tanti altri. Come far allora a intersecar esigenze tanto diverse? Noi abbiamo usato la grafica pubblicitaria ed un neon da negozio per alterare la percezione di un Castello del 1240, con l'obbiettivo di riportare l'attenzione sul nostro presente.

Come era prevedibile la nostra idea di portar gratuitamente molte persone, in un spazio che di norma richiede il pagamento di un biglietto, ha dato fastidio. Visto che poi alla base del nostro intervento c'era la comunicazione con la città, nonostante i divieti, siamo riusciti lo stesso a srotolar i gli stendardi all'esterno. L’assalto finale, se così vogliamo chiamarlo, è avvenuto in una fredda domenica mattina di ottobre. Abbiamo anche girato un video che prima o poi faremo circolare.

Le nostre domande, a due mesi di distanza, ci sembrano sempre attuali, anche alle luce degli ultimi eventi politici. Ci eravamo chiesti se "Le nostre radici sono il nostro futuro? ” e allo stesso tempo avevamo interpellato l'uomo della strada con un provocatorio "Lascia o raddoppia?", riferendoci alla possibilità di migliorare le cose. Ed infine la domanda centrale: questo vecchio castello di pietra è solo "Medioevo?", davvero non ha più niente da dirci?

Con questi stendardi abbiamo cercato di far riscoprir un luogo e di metter nuovi lenti sugli occhi delle persone. Non sappiamo quanto ci siamo riusciti. Qualcuno vedendo quello che abbiamo fatto ha detto che la nostra è stata una trovata pubblicitaria, altri ci hanno accusato di fascismo, ma ci è anche chi ha cominciato a guardar al Castello in maniera diversa. Così come in tanti sono entrati per la prima volta in uno spazio straordinario, che avevano sempre visto solo dall'esterno.

Insomma Westwerk non trova soluzioni. Si fa spesso delle domande e spera che qualcuno lo aiuti a trovare una, temporanea, risposta. Medioevo?